Categoria: Politica


  • Lungimiranza, questa sconosciuta!

    Lungimiranza, questa sconosciuta!

    Sono tornato. Vi chiedo scusa per la mia assenza, ma questo è un periodo intenso, pieno di studio e impegno nelle attività che svolgo, la politica e la radio riempiono le mie giornate in una maniera spropositata e in questo c’è solo da compiacersi. Punti di vista, alla fine. Certo è che, se leggeste tutto ciò che ho scritto e commentaste sotto, per me può essere solo motivo di orgoglio verso il blog e verso voi.


    Il Governo Renzi ha annunciato l’aumento di 80€ in busta paga per i lavoratori dipendenti, a partire dal 1° maggio.
    C’è chi dice che questa è una manovra di sinistra e non c’è motivo per dire che non lo sia, ma il punto è un altro.

    Durante la mia formazione politica, tutt’ora in fase di sviluppo, ho capito che nella propria azione bisogna darsi delle priorità e costruire tutto in base a queste.

    Il Governo attuale, sorretto da una maggioranza politicamente eterogenea, ha una natura “emergenziale”, sulla falsa riga dello spirito che portò Monti a sedere a Palazzo Chigi e così via. Ennesimo governo delle larghe intese che ha degli obiettivi precisi: mettere mano al sistema istituzionale, economico e sociale, rivedere quanto non va e rimettere in carreggiata il Paese, con riforme di alto profilo e lungimiranti. Ecco, appunto.

    Che gli italiani, lavoratori dipendenti, riceveranno 80€ in più e un fatto positivo, ma cosa può essere in confronto a quello che realmente vive il tessuto sociale italiano? Direte: “da niente a questo è comunque un risultatone”, proprio di ciò vorrei riflettere con voi di un aspetto, a mio avviso importante, che ho già accennato poc’anzi: la lungimiranza, il lungo termine.

    Sono pochissimi ed è difficile trovarli, quei provvedimenti che avevano un fine lungimirante, con un obiettivo che andasse oltre il presente e si ponesse verso un graduale riassetto dell’economia, dei processi produttivi e tutto quello ad essi collegato.

    Il Governo Renzi, questo, non credo lo abbia preso in considerazione, almeno finora, almeno fino ai provvedimenti presentati. Sottolineando, nuovamente, che su 80€ in più non si sputa, mi viene da pensare che questo non sarà d’aiuto all’economia, per ovvie e diverse ragioni.

    Dal 1° marzo, è aumentata l’accise sulla benzina (+0,5 cent/litro) con relativi rincari nei costi di trasporto e, indirettamente, sul mercato dei beni di prima necessità, tutte cose, queste, che sappiamo e che non andremo a discutere.

    80€ che vanno nelle tasche di chi un lavoro già ce l’ha, ma che, di fatto, non aiuta le imprese ad assumere e ad incrementare i posti di lavoro.

    Sono dell’opinione che un governo di quella natura doveva incidere maggiormente su due aspetti fondamentali: Per prima cosa, un recupero dei fondi dalla spending review e da un riassetto delle spese con connessi investimenti, del ricavato, nella formazione e negli incentivi alle imprese per le nuove assunzioni, puntando ad un incremento delle offerte di lavoro, invertendo la rotta e cercando di diminuire la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ai massimi storici (42,4% secondo l’OCSE).

    Tabella-Disocc.
    Grafico disoccupazione giovanile in Italia

    Secondo aspetto, non può non essere la lotta all’evasione fiscale, fatta con meno annunci e con più coerenza e concretezza. L’Agenzia delle Entrate è in possesso di un potentissimo sistema informatico, capace di processare 24.200 informazioni al secondo, un grande cervello che sa tutto di tutti, informazioni su tutti i contribuenti, anche sui furbi del fisco, quelli che per magia vivono, mangiano, hanno una casa ma dichiarano zero o poco più. Il suo nome è Serpico (Servizi per i Contribuenti), mal utilizzato, soprattutto perché c’è una politica fiscale da paesi incivili, senza un minimo coraggio di imporsi e scoperchiare la fossa in cui il grande sommerso si nasconde, dove 270 miliardi di € vengono sottratti al PIL italiano, più di 10 manovre e 300 preghiere. Ma il sistema politico è marcio, non per le persone, perché quelle cambiano (si spera) ma per il sistema, forse dovuto anche alla struttura costituzionale, a cui lì, sì, darei una rivisatina.

    10 milioni sono le persone fisiche che evadono il fisco, 10 milioni di voti che solo Dio sa quanta bava fanno per i partiti (movimenti inclusi). 10 milioni di elettori che, storicamente, hanno rappresentato una fetta della popolazione intoccabile, vuoi per il gigantesco numero, vuoi per il settore che questi rappresentano. Lavoratori autonomi, liberi professionisti, commercianti, artigiani, del primo, secondo e soprattutto del terzo settore, tutti impegnati ad inventare sistemi per non pagare le tasse, molte altre volte senza impegno alcuno, visto che tanti sono stati i provvedimenti a favore di questi ladri. È offensivo dire ladri? È gente che lo fa per sopravvivere? Chi lo pensa è egli stesso un evasore o vorrebbe esserlo, ma non può (vedi i lavoratori dipendenti). Ricordate sempre una cosa: fino a quando ci saranno questi 10 milioni di italiani che non pagheranno un centesimo al fisco, la pressione fiscale su chi, invece, le tasse le paga sarà altissima, innescando, di fatto, un circolo vizioso di portata negativa, distruttiva, perché, diciamocelo chiaramente: lo Stato i soldi li deve prendere comunque, perciò lo fa da chi le tasse le paga.
    Quello per cui Monti era stato chiamato, si è fatto poco o nulla, perché, come sempre, ci vanno di mezzo interessi elettorali, se non di chi in quel momento era al governo (o come doveva essere, visto che, alla fine, Monti si è candidato, contravvenendo ai patti con Napolitano), quanto meno della “maggioranza” che quei provvedimenti doveva votarli in Parlamento.

    Dulcis in fundo, un decreto uscito mercoledì scorso dal Consiglio dei Ministri, leggermente corretto in seconda battuta, ma che ha una connotazione abbastanza deprecabile, soprattutto se coniugata con tutto il progetto disegnato dal famoso “Job Act”, o quanto meno da quello che Renzi va raccontando. Articolo 18? Ormai è un vecchio ricordo, questo decreto consentiva infinite deroghe ai contratti a tempo determinato, con la possibilità di trovarsi per strada da un giorno all’altro perché, paradossalmente, un contratto può durare anche un giorno oppure è facilmente non rinnovabile da parte del datore di lavoro. Immaginiamo una donna incinta che deve chiedere la maternità, potrà essere mandata a casa senza problemi, con un contratto non rinnovato, perché con scadenza a breve termine. Ora, in seconda battuta, quel decreto è stato un po’ modificato, arrivando al massimo di otto rinnovi nell’arco di tre anni, un contratto, in media, di quattro mesi e mezzo ciascuno. Un inno al precariato, insomma.

    Un sistema ingarbugliato, che da quei 80€ mi porta a ragionare in tali termini, immaginando un sistema costituzionale diverso da quello che si va prospettando dalle tante riforme che girano nel Transatlantico. Serve una garanzia per chi va al governo o, quantomeno, per gli italiani onesti: un limite di mandato. La persona che ricopre l’incarico di Presidente del Consiglio, può svolgere il suo ruolo per un massimo di due mandati, consecutivi o meno, così da garantire alternanza, ricambio, ma soprattutto il distacco da interessi elettorali che portano l’azione di governo a ponderare le scelte così tanto, da arrivare ad un nulla di fatto o ad un banalissimo provvedimento che cambierebbe poco o nulla.

    Ognuno ha le sue priorità, finora del Governo Renzi si è parlato per la legge elettorale, poco diversa dal tanto odiato Porcellum – che più che Italicum, andava chiamato Pastrocchium, come dice lo stesso Giovanni Sartori che, tempo addietro, diede il nome alla legge elettorale partorita da Calderoli – agli ultimi provvedimenti presentati nell’ultima conferenza stampa. Sul piano complessivo, è ancora presto per dare un giudizio sull’operato di Renzi e della sua squadra, ma se il buongiorno si vede dal mattino, mi auguro che non si sia svegliato ancora nessuno.


  • La fantapolitica dei “e se…”

    La fantapolitica dei “e se…”

    Questo è il video delle consultazioni di Renzi con Grillo. Sappiamo tutti come è andata.

    Mi chiedo, cosa sarebbe successo se Grillo avesse spiazzato Renzi dicendo:

    “ok, Matteo, il governo lo fai con noi. Però manda a fanculo Alfano e quella schiera di coglioni del tuo partito che ti stanno mantenendo il culo pur di avere una poltrona (parafrasando il gergo di Grillo) e lunedì ci sarà una nuova maggioranza PD-M5S e le riforme le facciamo insieme, non con il pregiudicato Berlusconi”

    ipotesi n.1 – Renzi se la filava, perché forse il suo desiderio di fare il governo con Alfano e i destroidi è più forte di lui;

    ipotesi n.2 – Lunedì fiducia del primo governo PD-M5S, con Vice Premier Di Battista (o chi volete voi) e ministri 5S e nuovo corso per l’Italia.

    Conclusioni: purtroppo rimarrà fantapolitica.


  • Un grande dolore

    Un grande dolore

    Siamo al bivio. Quale sarà il futuro del Partito Democratico? Provo un grande malessere, in queste ore, per quella che potrebbe essere la sorte di un progetto che ho amato e che amo tutt’ora. Non bisogna mollare, ma combattere. L’incoerenza lasciamola agli altri. A testa alta, combattiamo per noi, per il PD e per l’Italia.

    È un dolore nuovo, per me, quello che sto provando in queste ore. Una situazione che non avrei mai sperato di dover affrontare, almeno non ora, ma che mi scaraventa contro un muro e mi pone davanti serie difficoltà, serie decisioni da prendere, da analizzare, da pesare e soprattutto una necessaria introspezione, che mi faccia riflettere e comprendere cosa io sia, cosa io voglio dalla politica e, soprattutto, per la politica.

    Pippo Civati ha puntato, contro di me, dei raggi X, costringendomi a vedermi dentro, una scoperta difficile, se ci pensate, non sempre facile da comprendere e d’accettare.
    Perché tutto questo? La risposta è semplice. Perché la situazione politica attuale ha portato ad una bivio: o fiducia o cambio di passo. In questo video, è racchiuso il senso del mio malessere che ho definito psico-politico.

    Mi fermo, mi tuffo nella mente e penso a cosa sia meglio fare. E guardate, per chi crede che questo dolore, che io provo, in questo momento, possa essere sinonimo di insicurezza, si sbaglia di grosso. Machiavelli ci fa capire che l’uomo insicuro è colui che viene travolto dagli eventi, ma qui non si tratta di insicurezza, ma di un sentimento profondo verso un progetto politico, ora minato dagli eventi tragici che accompagnano la politica nazionale, soprattutto il PD, ma che ha un valore immenso, troppo grande da poter sostituire.

    Pippo, come possiamo abbandonare la nave? Abbiamo subito un arrembaggio, ma non possiamo buttarci in mare e non combattere, per salvare una nave che tutti quanti noi abbiamo contribuito a costruire. Come possiamo? Io non lo capisco.

    Lasciare il Partito Democratico, per me, sarebbe un dolore troppo grande e troppo ingiustificabile, che non riesce a trovare pace dentro di me. Aiutiamoci ma non molliamo. Chi ti spinge a questo deve rifletterci. Votare contro la fiducia ad un governo guidato dall’attuale segretario è una sfiducia verso il Presidente del Consiglio, non verso il partito. Sarebbe incoerente con quello che succede negli organi decisionali: allora se votiamo no in Direzione nazionale è anche quello un dissenso sulla linea, dovremmo andarcene ogni volta in cui diciamo no a qualcosa. Se così fosse, dove saremmo ora? Non lanciamoci contro degli aculei che gli altri ci hanno preparato e su cui vogliono vederci finire a velocità fulminea.

    Non darò mai la soddisfazione a chi vuole allontanarci dal partito, falsamente forti nella loro posizione, grazie all’esito delle scorse primarie. Il PD non è un partito personale, ma rischia di diventarlo se molliamo. Non posso accettare una cosa del genere. Io voglio combattere tutti coloro che vogliono vederci alla gogna politica, da dentro, negli stessi luoghi, non a distanza.

    Me ne fotto altamente di quello che pensano i vari troll presenti nella Rete, il PD deve essere la risposta giusta non solo per l’Italia, ma anche per chi vuole fare politica seriamente e con la consapevolezza che solo la responsabilità di un partito grande come il PD può dare.

    Non voglio mollare. Ho troppa rabbia per poterlo fare, ho troppa voglia di riscatto per poter accettare una cosa del genere. Ho troppa voglia di spazzare via l’arrivismo che sta caratterizzando, per molti versi, il partito, in questo momento. Io voglio spazzarlo via, ma non da solo. Ho bisogno di sentirmi parte integrante di una forza pura, piena di passione. Ho voglia di vedere alcuni di quelli che ho incontrato in Assemblea regionale essere messi all’angolo, in netta minoranza, sfiduciati dalla politica, da un PD capace di essere PD.

    Pippo, quale può essere la risposta giusta? Neanche io la so, ed è per questo che, pur non potendo essere di persona a Bologna, questa domenica, mi auguro di poter seguire in streaming e di comprendere quello che succede e magari rispecchiarmi appieno nelle parole di qualcuno che interverrà e dirà le stesse mie cose. Spero possa essere tu, quella persona, Pippo.

    Una cosa è certa, il mio appello, se pur da una posizione di semplice militante, attualmente dislocato in Assemblea regionale in Puglia, è quella di non mollare. Immaginiamo il PD come un grande ring dove, lo scorso dicembre, ha vinto il titolo Renzi, ma un titolo che non è a vita e che si spezza al peso dell’incoerenza palpabile delle proprie azioni. Sono certo che, con la nostra presenza e il nostro lavoro, quell’incoerenza non travolgerà il PD, che sarà capace di auto rigenerarsi, ma spazzerà via solo i responsabili.

    Sono passati solo 2 mesi dalle primarie, la strada è ancora lunga e in salita, ma abbiamo appena iniziato a correre. Ci serve solo forza di volontà e la Storia farà la sua parte.


  • Il valore delle minoranze

    Il valore delle minoranze

    O meglio dire “della minoranza”, al singolare, perché il PD attualmente ne ha una sola, soprattutto dopo l’indecente allineamento di Cuperlo alla linea del Segretario.

    Non ho potuto fare a meno di notare, in giro per i social network, che ormai tutti si sentono segretari del PD e tutti vogliono dettare la linea politica a quello e quell’altro, senza una benché minima idea di cosa significhi pluralità (democrazia è troppo generico e si potrebbe rincorrere nell’emblematico “eh ma..Renzi ha preso un sacco di voti, più democrazia di questa…”).

    Molti politologi e statisti dell’ultim’ora, dopo la presa di Palazzo Chigi da parte di Matteo Renzi, credono che la soluzione migliore, quella giusta, sia cacciare i dissidenti interni.
    Ora, fermatevi un attimo e riflettete sulla gravità in cui sta sguazzando il dibattito interno al Partito Democratico. C’è da mettersi le mani nei capelli.

    Quello che si sta cercando di fare è eliminare l’opposizione interna al PD rispetto alla linea di Renzi. Un vero tocco da nostalgici del fascismo, seppur spostato a sinistra.

    Provo noia ma anche un po’ di compassione per coloro i quali, da ormai un po’ di giorni, non riescono più a dormire sereni e sognare una Smart o una Giulietta fermarsi e caricarli nel portabagagli. #Statesereni! Che diamine! Capisco che molti di voi fino a qualche tempo fa hanno assistito dalla finestra perché “questa politica così nun ce piace“, aspettando il principe azzurro e il suo cavallo alato (più che azzurro è arrivato viola, con la maglia della Fiorentina), ma abbiate la pazienza di capire cosa significhi vivere in un partito non personale. Ripeto, non personale.

    Che poi, vorrei proprio capire quale sia la genialata di quelli più a sinistra del PD che vogliono Civati fuori dal partito, che, peraltro, si aggiungono ai supporters di Renzi (un ossimoro politico). Spiegatemelo, perché io non riesco proprio a concepirlo. Nuovo soggetto? Costola del PD? E che senso ha? Io preferisco combattere all’interno e spaccarmi i denti, piuttosto che rendermi la vita facile (più che vita direi pseudovita).

    Voglio farla breve, ringraziando tutti coloro che mi criticano per il mio “essere più a sinistra del PD” e che mi chiedono il motivo della mia permanenza tra i democratici. Ve lo dico chiaro e tondo, a caratteri cubitali e spero di ripeterlo ogni giorno, così magari convinco qualcuno che la pensa diversamente: il Partito Democratico è la mia casa. Nel PD voglio impegnarmi al massimo, perché è un partito dagli enormi potenziali e che, più di avere una vocazione maggioritaria, direi abbia una vocazione democratica. Se fossi stato in un altro partito, non sarei mai cresciuto politicamente (anche se ho molta strada da fare, ancora) e non avrei quella sana ambizione (parola pericolosa, al giorno d’oggi) di poter essere parte del rinnovamento e non protagonista come qualche Presidente del Consiglio incaricato si crede di essere.
    Andiamoci cauti, la situazione è delicata e va affrontata con il massimo riserbo e la massima serietà. Insomma, se prima il PD era diviso tra ex, oggi c’è una rivalità tra concezioni di partito e non interessi di simboli e correnti. È o non è migliorato il dibattito interno al PD? Perciò basta irritanti predicatori.

    Cercasi persone che vogliono combattere per un’idea di partito e di Paese. Astenersi perditempo e rivoluzionari da tastiera.

    Ps. ecco due esempi di messaggi che ho trovato su Facebook. Due tra tanti, ma giusto per farvi capire a che livello di dibattito siamo arrivati.

    esempio2

    esempio1

    esempio3

    Vorrei un dibattito più serio, è possibile?

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  • Condanna a morte

    Condanna a morte

    Avete presente quelle scene dei film in cui le secchiate d’acqua servono per svegliare le persone? Bene, immaginate che a dormire sia l’Italia e a buttare il secchio d’acqua sia l’Europa. Peccato per il sonno pesante del nostro Paese, perché a quanto pare non sia servito a nulla.

    Di cosa parlo? Dell’ennesimo schiaffone che noi italiani ci siamo presi in questo ultimo periodo. Uno schiaffone più che meritato, come sempre.

    L’Unione Europea tira le somme e rileva che la corruzione di tutti gli Stati membri costa, in tutto, 120miliardi € circa e a fare da capolista c’è proprio l’Italia, con i suoi 60miliardi (e pensare che abbiamo pagato l’IMU per racimolare due miseri miliardini).

    Bruno Manfellotto, su L’Espresso, riporta alcuni dati relativi alla percezione del fenomeno della corruzione da parte degli italiani: 97 su 100 sono convinti che la corruzione aumenti e si diffonda; 88 che senza raccomandazioni o spintarelle non sia possibile godere di alcun servizio pubblico; 64 che la politica sia lo strumento indispensabile per fare business (!!!).

    I dati sono drammatici, non c’è bisogno di analizzarli a fondo per capire quale sia la reale situazione del nostro Paese, certo è che sulla corruzione c’è stata e c’è molta retorica e non ho mai visto nessuno tentare il colpo grosso contro la corruzione e, poiché è strettamente legata a questa, l’evasione fiscale. Non saranno due blitz della Guardia di Finanza a Cortina a spaventare gli evasori o, peggio, due dichiarazioni in Parlamento per far abbassare la soglia del fenomeno da “dilagante” a “sporadico” o per di più il famigerato redditometro. C’è bisogno di un cambio di cultura, un cambio che passi dal piano politico, poi giuridico e successivamente si radichi nella quotidianità dei cittadini.

    Lunedì, durante Radio Locale, intervistando il Dott. Anastasia dell’Osservatorio “Antigone” di Roma, oltre a parlare della Fini-Giovanardi (peraltro dichiarata incostituzionale, poco fa), abbiamo approfondito la questione delle carceri e delle pene spropositate. Ecco, se c’è una cosa spropositata (al ribasso) è proprio il sistema punitivo per i corrotti, corruttori ed evasori. A dirlo non sono io, ma Stefano Livadiotti, giornalista de l’Espresso che, dal suo ultimo libro (che vi consiglio) “Ladri – gli evasori e i politici che li proteggono” (Bompiani, 2014) dice:

    In Italia un dato ufficiale sull’evasione neanche esiste. Ma secondo il britannico Richard Murphy, fondatore di Tax Justice Network e inserito da “International Tax Review” nell’elenco delle 50 persone più influenti al mondo in materia di fisco, i soldi sottratti ogni anno alle casse dello Stato sono 180,2 miliardi di euro. Una cifra al cui confronto il paio di miliardi necessari a far saltare l’Imu sulla casa, dei quali si è ossessivamente parlato per un anno, sono bruscolini. Ma in Italia la lotta all’evasione è solo una farsa Basta pensare che su quasi 5 milioni di contribuenti sospetti i controlli veri sono appena 200 mila, come ha rilevato la Corte dei Conti. Che i pochi colti con le mani nel sacco possono contare sul vantaggio di una giustizia tributaria ridotta a un colabrodo, dove per il primo grado di giudizio occorrono 903 giorni. Che anche chi viene riconosciuto colpevole alla fine la fa franca: solo l’1,7 per cento delle denunce per reati tributari porta a un arresto. Il risultato è che il fisco si è visto sottrarre in 12 anni 808 miliardi e di questi ne ha recuperati la miseria di 69. E la cifra forse è pure gonfiata.

    Perciò, quali sono i migliori strumenti per combattere e sconfiggere, veramente, la corruzione e l’evasione fiscale? Tutto ha un perno su cui poggia, tutto ha una colonna portante, l’evasione e la corruzione sono sorretti da una politica bigotta, pronta a minimizzare il dibattito sulla legge elettorale e a studiare, con la minuziosità degna di una squadra di statisti, a tutti gli escamotage possibili pur di farla franca su qualcosa, pur di ottenere un vantaggio rispetto al resto del Paese, con i privilegi e con l’ultimo scandaloso provvedimento che ha previsto l’abbassamento delle aliquote al 18,7% sugli stipendi parlamentari (un lavoratore, in media, si vede applicata una quota di 39,4%, praticamente più del doppio delle tasse!).

    Parlo così, come se fossi l’ultimo grillino o dissidente di non so quale linea politica, ma in realtà sono solo agguerrito. Crederete mica che la battaglia la si faccia a mani vuote! Io ho una sola arma a disposizione ed è la rabbia che porto con me e dentro di me, perché non accetterò mai di essere cittadino di uno Stato di corruttori e che cola a picco ogni giorno di più (checché ne dica Letta!). Ma la mia, è una rabbia positiva, lucida, piena di grandi propositi e intrisa di passione. Non andrò via dal mio Paese, ma se dovremo viverci, credo sia arrivata l’ora di sottrarre l’Italia da una caduta inevitabile verso la condanna a morte, con i suoi boia, i truffatori dello Stato e degli onesti cittadini. Non è retorica, ma realtà. Guardatevi le spalle (ed anche avanti).

    [GARD]


  • Fini, Giovanardi e quella canna. E se è incostituzionale?

    Fini, Giovanardi e quella canna. E se è incostituzionale?

    Lunedì, a Radio Locale, ho intervistato Stefano Anastasia, presidente onorario dell’Associazione “Antigone” di Roma, un osservatorio sulla giurisdizione penale italiana, tra i principali sostenitori della battaglia contro la Fini-Giovanardi, norma, questa, nelle mani della Corte Costituzionale che si pronuncerà oggi sul suo profilo di incostituzionalità.
    La spropositata pena per chi detiene droghe leggere, oltre ad essere un vero disagio per il Paese, lo è anche per le carceri italiane che, stando alle ultime rilevazioni, sono più che sovraffollate.

    I procedimenti in corso, sino ad oggi, a seguito della Fini-Giovanardi sono 8mila su ben 23mila imputati (immaginate i costi della Giustizia), e su 40mila condannati, 15mila lo sono proprio per questa norma. Uno strazio.

    Se la Consulta si pronuncia a favore dell’incostituzionalità, si ritorna alla vecchia norma (e non c’è un vuoto normativo) e la pena ritorna dai spropositati minimi 6 e massimi 20 anni di reclusione, con annessa multa da 26mila€ a 260mila€, a dai 2 ai 6 anni (questa volta massimi).

    Per il resto, ascoltate la puntata dal player in alto.

    Ps. a parte il “scaffare” abbastanza dialettale, dovuto ad un impeto di rabbia, il resto spero sia di vostro gradimento.


  • Un regolamento UE sull’aborto

    Un regolamento UE sull’aborto

    In Spagna la situazione si fa sempre più incresciosa. Lo vediamo sui giornali, in tv e sui vari siti sparsi nella blogosfera. Tutti raccontano la vicenda sulla legge anti-aborto che deve farci riflettere parecchio, perché è in gioco la libertà dell’individuo, un diritto fondamentale che nessun governo, nessun provvedimento può portare via.

    Le donne europee sono scese in piazza per protestare contro questa oscenità, una macchina del tempo che riporterebbe al Medioevo quella parte d’Europa, dove i matrimoni gay sono riconosciuti, dove questi possono adottare dei bambini. Un gigantesco passo indietro, non solo per la Penisola iberica, ma per tutta l’Europa e non solo.

    Gli europei non possono rimanere indifferenti davanti a questo pericoloso evento che scatenerebbe un effetto a catena in molti Stati del Continente, travolgendo, come un fiume in piena di idiozie, una civiltà fragile, piegata dalla crisi e da una confusione dell’opinione pubblica che desta serie preoccupazioni.

    Ma se di Europa vogliamo parlare, allora la soluzione non può che essere presa lì, nel cuore pulsante dell’UE, il Parlamento Europeo e le altre Istituzioni, tra cui, soprattutto, la Commissione Europea che si appresta ad essere rinnovata – con la speranza di far cambiare rotta ad un esecutivo, per molto tempo, con il freno a mano tirato su molte decisioni importanti, di vitale importanza, caratterizzanti lo spirito fondativo su cui regge l’UE.

    L’Unione Europea non può essere solo presente in materia economica, non può intervenire con tempestività solo per quanto riguarda default e rischi economici nazionali. L’Unione Europea deve intervenire per parificare gli ordinamenti interni degli Stati membri, attraverso un regolamento europeo (o una direttiva, dipende da cosa e come si vuole andare a regolare) che spazzi via gli ennesimi (storicamente parlando) attacchi alla libertà delle donne, alla loro dignità, al loro essere donne e proprietarie del loro corpo. Lo Stato non può sostituirsi a loro, per nessuna ragione al mondo.

    La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), all’art.8 paragrafo 1 riporta:

    1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata
    e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.

    Leggere questa bellissima ed importantissima frase (che solo frase non è), più e più volte, riesce a parlarci da sola e porre in evidenza come il rispetto della vita privata sia un Diritto dell’Uomo, imprenscindibile e da tutelare.
    Se poi vogliamo fare i pignoli, al paragrafo 2 dice:

    2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica
    nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia
    prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società
    democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla
    pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla
    difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione
    della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle
    libertà altrui.

    Non credo che l’aborto sia un pericolo per la sicurezza nazionale, o alla pubblica sicurezza, al benessere economico (???), alla difesa dell’ordine ecc…ecc. Alla protezione dei diritti e delle libertà altrui? Credo lo sia il contrario: negare la possibilità di abortire è un attentato alla protezione dei diritti e delle libertà altrui, perché un organo dello Stato entra a gamba tesa nella vita privata di una donna e sceglie al suo posto. Sulle tempistiche ci potrà essere un dibattito e magari confermare la fase “90 giorni” e “post-90 giorni” con relative diversità di trattamento, o alternativamente, come lo è (ancora per poco, forse) nella stessa Spagna, fino alla 14ª settimana, oppure fino alla 22ª solo se ci sono complicanze per il feto (complicanze che, se la legge venisse approvata, non sarebbe più oggetto di possibile aborto, sul piano giuridico), o ancora, qualsiasi altro sistema degno di essere preso in considerazione e valutato.

    Tanti sono i percorsi che l’Europa dovrà ancora affrontare, ma la difesa dei propri cittadini da dei movimenti bigotti ed egoisti, che non hanno la minima concezione del significato di “convivenza” in una comunità, credo sia un passaggio dovuto, da porre in atto subito.

    Ricordiamo che una legge anti-aborto mette in grave pericolo le donne, perché queste se vorranno abortire lo faranno comunque e sarà aborto clandestino, con mezzi di fortuna e poco sicuri. Uno strazio. Fermiamo chi vuole fermare la civiltà e ridiamo alle donne la libertà che meritano.


  • Il M5S e i due pesi e le due misure

    Il M5S e i due pesi e le due misure

    Pare che il M5S abbia due pesi e due misure su quanto accade in Parlamento: condanna il deputato Dambruoso (SC), Questore della Camera, per aver interagito in modo brusco con l’On. Lupo (M5S) e apostrofa, tramite l’On. De Rosa (M5S), le deputate del Partito Democratico come brave a fare pompini, ragione per cui esse risiedano sugli scranni di Montecitorio. Che differenza c’è tra il gesto dei due parlamentari? Per me, nessuno.

    Cosa potevamo aspettarci da un cretino che si è messo sotto i riflettori dell’opinione pubblica per una così infelice dichiarazione? Ma alla fine questo è il prezzo per non aver utilizzato un sistema incontrollato di selezione della classe dirigente. Volete fare l’esempio degli altri partiti? No, non potete. Perché loro hanno molte gatte da pelare, anche e soprattutto per questo, ma da un movimento che si reputa rivoluzionario, non si possono accettare queste indecenze.

    Ma forse De Rosa è lì perché è bravo a fare qualcosa. Che cosa non è dato sapere, ma forse non voglio proprio saperlo. Il sessista lo sa fare, altro che, però.

    La Lupo, invece, so perché è in Parlamento: pensava di essere alle selezioni per una squadra di rugby ed invece erano le parlamentarie sul blog di Grillo.

    Chapeau!