Categoria: Politica


  • Tsipras, Pilato e Barabba

    È da stamattina che non faccio altro che rimbalzare da una testata ad un’altra, da una nazionale ad una internazionale, da un blog ad un altro, alla ricerca di un quadro chiaro e completo sulla vicenda greca. Di notizie ne ho trovate molte, ma più andavo avanti e più mi dirigevo verso la nostra Costituzione e la sua grande lungimiranza. Cercherò, brevemente di spiegare perché.

    Quello che Tsipras ha fatto, in queste ultime ore, è un gesto che per molti suoi sostenitori è coraggioso. Io di coraggioso vedo ben poco.

    “Viva la Democrazia diretta!”, griderebbe qualcuno, non sapendo che la Democrazia è morta, nello stesso istante in cui Tsipras ha indetto il referendum, disintegrando il ruolo della politica e rendendo quasi pari a zero il valore della scelta fatta dai greci, a suo tempo, che lo ha posto alla guida del Paese. Guida, per l’appunto, alla ricerca di una salvezza per la Grecia e per battere i pugni in Europa.

    Il comportamento del Premier greco è abbastanza equivoco, perché indicendo un referendum rende chiara la sua intenzione di lasciare che siano i cittadini a decidere sulla proposta dei creditori – decisione discutibile ma legittima, se la Costituzione lo permette. Una scelta referendaria che dovrebbe essere presa in completa autonomia, in completa imparzialità da parte della classe politica. Invece no. Tsipras ha chiesto ai greci di votare “NO” e mi chiedo, allora, se questo grande momento di democrazia diretta, in realtà, non sia una replica della più famosa e antica scelta di Ponzio Pilato, il quale non volendosi assumere la responsabilità della scelta, lasciò che la folla decidesse chi liberare, tra Gesù e Barabba. La folla scelse Barabba, questo è noto a tutti. Per essere più chiari: perché Tsipras non ha detto no subito, in modo chiaro e preciso. Perché ha bisogno di un referendum per prendere una decisione che in realtà ha già preso?

    Tornando all’inizio di questo post, è chiaro che il nostro Paese non potrà mai vedere un referendum su questioni di bilancio o, in generale, economiche. A dirlo non sono io ma la nostra Costituzione, che all’art.75 comma II pone il divieto (lungimirante, a mio modo di vedere) di indire referendum per leggi tributarie e di bilancio e di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

    D. E se la Grecia dovesse sprofondare in caso di vittoria del NO?

    R. — Colpa di Tsipras e delle sue politiche! Ah no! Colpa dei greci che hanno detto NO! Viva Tsipras!

    Questa non è Politica, ma politica. Due cose diverse. A mio modesto parere.

    PS. Votare o No alla proposta della Troika è una scelta che spetta alla Grecia. Sembra assurdo, ma specificarlo serve. Moltissimo. Dire la mai posizione non ha senso, ne tantomeno potrei prenderla con assoluta consapevolezza, visto che non sono greco e non vivo la situazione di disagio che sta vivendo la Grecia.


  • Si sblocca il caso dei due marò

    È dal 19 febbraio 2012 che i due fucilieri di marina del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono in stato di arresto, a New Delhi, per l’accusa di omicidio di due pescatori, durante lo svolgimento delle loro funzioni di sicurezza sulla Enrica Lexis – nave mercantile battente bandiera italiana.

    Dopo più di 3 anni di continui rinvii da parte dell’India, l’Italia ha avviato il procedimento di arbitrato internazionale, affidando così la sorte dei due marinai ad un organo internazionale, impegnano i due Stati a rispettare tale decisione.

    La Farnesina fa sapere che oltre all’avvio dell’arbitrato, l’Italia si impegnerà a richiedere la permanenza ulteriore di Latorre – già in Puglia per problemi di salute – e il rimpatrio di Girone per tutta la durata dell’arbitrato.

    Una decisione arrivata troppo tardi. Risultato di incompetenza e di scarsa autorevolezza della diplomazia italiana?


  • Cosa dice la sentenza della Corte Suprema sui matrimoni gay

    Hundreds of people gather outside the US Supreme Court building in Washington, DC on June 26, 2013 in anticipation of the  ruling on California's Proposition 8, the controversial ballot initiative that defines marriage as between a man and a woman. The US Supreme Court on Wednesday struck down a controversial federal law that defines marriage as a union between a man and a woman, in a major victory for supporters of same-sex marriage.The Defense of Marriage Act (DOMA) had denied married gay and lesbian couples in the United States the same rights and benefits that straight couples have long taken for granted. AFP PHOTO / MLADEN ANTONOV        (Photo credit should read MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)

    Qualche minuto fa, da Washington D.C., è arrivata la notizia ufficiale della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha reso il matrimonio gay un diritto.

    Nei sistemi di Common Law, una sola sentenza può cambiare l’assetto dei diritti in modo considerevole, se poi ad emanare quella sentenza è la più importante autorità del Potere Giudiziario del Paese, è chiaro che riconoscere la storicità di tale decisione è a dir poco scontata.
    Le sentenze della Corte Suprema – in quanto autorità al vertice del terzo potere – hanno effetto in tutti i 50 Stati e la sentenza sui matrimoni omosessuali ha abbattuto gli ultimi ostacoli al riconoscimento di tali unioni nei 13 Stati che ancora si opponevano a tale passo.

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    img – Internazionale ©

    Grazie, sempre, ad un’altra sentenza – del giugno 2013 – i matrimoni contratti all’estero potevano essere riconosciuti in tutto il territorio degli Stati Uniti, ma fino ad oggi, gli Stati federati potevano rifiutare di celebrare matrimoni tra omosessuali o di, addirittura, riconoscere quelli celebrati al di fuori del territorio nazionale.

    Tornando alla sentenza in questione, ad essere contro sono stati i 4 membri conservatori, tra cui l’attuale Presidente della Corte Suprema, il Chief Justice John G. Roberts Jr. il quale, assieme agli altri 3 oppositori (i Giudici Antonin Scalia, Clarence Thomas and Samuel A. Alito Jr., ha redatto la dissenting opinion – l’opinione di minoranza che, a favore del dibattito giurisprudenziale, mette in risalto la posizione di ogni singolo giudice, venendo meno al principio di collegialità delle deliberazioni (per intenderci, una sola decisione a nome di tutta la Corte).

    Nel suo dissent, Roberts ha affermato

    Questa è una corte, non un parlamento

    Sottolineando come una decisione di tale portata dovesse essere di competenza del Congresso e non della Corte Suprema.

    Ma al dissent si oppone l’opinione di maggioranza, come trascritto dal Giudice Anthony Kennedy:

    La Corte ritiene, ora, che le coppie dello stesso sesso possano esercitare il loro diritto al matrimonio. Non è pensabile che, ancora, possa essere negato loro tale diritto.

    Anthony Kennedy è affiancato, in tale decisione, da Ruth Bader Ginsburg, Stephen G. Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan. Tutti componenti liberal della Corte Suprema.

    La Corte, per elaborare la sua decisione, ha preso in considerazione casi di restrizione provenienti dal Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee, individuando le ragioni per cui la Costituzione degli Stati Uniti non può avvallare tale proibizione.

    Tale sentenza ha, nelle contrapposizioni, spaccato in due la Corte, ma la decisione è andata incontro, secondo molti, alla volontà della maggioranza degli americani (il 61% della popolazione è a favore dei matrimoni gay e la percentuale di gradimento tra i più giovani sale vertiginosamente).

    La Corte Suprema, ancora una volta, si è dimostrata essere motore trainante per l’avanzata dei diritti negli Stati Uniti, sorpassando il Congresso su un ruolo fondamentale che la politica non riesce sempre a ricoprire. Perciò, checché ne dica il Presidente Roberts e il dissent, i diritti non possono essere alla mercé di una politica arretrata.

    God bless the Supreme Court.

    Obama interviene in merito alla sentenza sul matrimonio gay della Corte Suprema


  • La Corte Suprema USA ha dichiarato legali i matrimoni gay

    La Corte Suprema statunitense ha dichiarato legali i matrimoni omosessuali in tutto il territorio degli Stati Uniti. Infatti, se pur molti Stati avevano già reso legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non tutti però si erano adeguati – in molti Stati forte era ancora l’opposizione a tale legalizzazione – ma con la storica sentenza della Corte Suprema, di qualche minuto fa, negli Stati Uniti i matrimoni gay saranno possibili in ogni parte del territorio nazionale.

    La decisione è stata approvata con cinque voti favorevoli e quattro contrari. Prima della sentenza, le coppie gay potevano sposarsi in 37 stati, oltre che a Washington Dc.

    Leggi: Supreme Court rules gay couples nationwide have a right to marry — The Washington Post


  • I pensieri meridiani

    Da lunedì scorso è online Post Meridiani. Un blog collettivo nella forma, ma qualcosa di più nella sostanza: uno spazio al servizio del Sud, quello vero, quello fuori dagli stereotipi, che non accetta di essere fanalino di coda di niente.

    Dateci uno sguardo e magari salvatelo tra i preferiti o impostatelo come home del vostro browser. Magari un giorno parlerà di voi. Magari un giorno parlerà di tutto ciò che di bello e positivo c’è in questa terra. Ci sarebbe da scrivere un libro grande quanto tutti i libri di diritto messi insieme. E vi assicuro che non è poco. Noi abbiamo cominciato a farlo.

    Ps. Ovviamente io continuerò a scrivere anche sul mio blog.


  • Lezione di giornalismo 2.0

    Martina Recchiuti, giornalista di Internazionale dal 1995, racconta a TedxCaserta cosa deve fare un giornale, rivista o semplice sito web di informazione e media, che vuole crescere, migliorare e diventare un punto di riferimento per i suoi lettori. Buona visione. Io l’ho ritenuto davvero interessante.


  • Quei discorsi a pagamento

    Non mi piacciono. Per niente. E credo che questa cosa faccia male alla politica, a livello globale, non soltanto locale. Non sono a conoscenza di discorsi a pagamento anche di politici italiani, ma di certo balza agli occhi la vicenda che ha toccato l’ex Primo Ministro inglese, Tony Blair, il quale chiedeva 380 euro al secondo per un discorso contro la fame nel mondo.

    L’argomento sui discorsi a pagamento, ora, lo tira in ballo l’ex Presidente degli Stati Uniti, Bill Cinton, che ha annunciato di finirla con questa pratica qualora sua moglie, l’ex Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, attuale candidata alle Primarie democratiche per la Presidenza USA, dovesse essere la 45° Presidentessa degli Stati Uniti.

    Gesto nobile, direbbe qualcuno, eppure di nobile non c’è proprio nulla, considerato il fatto che, come riportato dal New York Times, il Presidente Clinton ha racimolato un bel po’ di milioni intervenendo a delle convention.

    Insomma, peggio di una comparsa in tv di qualche vecchia stella del cinema o della musica. Gli ex leader mondiali hanno un cachet da capogiro, meglio chiedere un intervento di Mick Jagger, magari alla fine ci canta Satisfaction.


  • Quella bolgia infernale chiamata “Unità”

    L’Unità non torna ancora in edicola. Qualcuno di questo è felice, io no. Non lo è neanche Luca Sofri, che spiega quanto sta succedendo alla ex redazione di quel giornale. Pignoramenti e risarcimenti in capo a chi faceva il proprio lavoro, sfiorando solamente la società editoriale fallita, responsabile del tracollo.

    Il Partito Democratico deve sforzarsi di trovare una soluzione non soltanto editoriale, ma soprattutto politica, salvando chi non ha responsabilità tali da vedersi pignorata ogni fonte di reddito e beni mobili e immobili.