Prima puntata del 2018, non di sabato come lo sarà nelle prossime settimane, ma il nuovo anno è appena iniziato e già porta con se le prime baruffe sul web.
La prima crociata può avere inizio e chi, sofferente , guarda con apprensione quanto accade nell’arena dei social network si metta l’anima in pace e si prepari psicologicamente a 2 mesi di dibattiti al ribasso (in vista della campagna elettorale), a dimostrazione di quanto ormai il decadimento socio-culturale del nostro Paese sia diagnosticabile quanto l’influenza dilagante di questo ultimo periodo.
Dall’inizio del nuovo anno, tutti i supermercati sono obbligati a sostituire i vecchi sacchetti di plastica (già in fase di sostituzione nei precedenti mesi, in via transitoria e già con un loro costo) con quelli biodegradabili ed ognuno di questi avrà un prezzo di circa 2 centesimi. E la sostituzione interessa, in questo caso, il reparto ortofrutticolo.
E c’è già chi, su Facebook, posta foto di arance sfuse con tanto di etichetta del prezzo per ogni singolo frutto, scatenando l’ilarità degli internauti (gli stessi che, in gran parte, avranno imprecato altrettanto contro questa novità. Ma si sa, la verità sui social network ha la stessa consistenza di una scatola di lego: ognuno se ne costruisce una propria a piacimento. Tanto più la propria identità e reputazione sul web.
Ma, tornando ai nostri amati sacchetti, l’Osservatorio di Assobioplastiche ha effettuato un primo studio sull’impatto economico delle nuove “tariffe” dei sacchetti e il risultato è una “stangata” nei confronti delle famiglie, a fronte di una media di 139 spese effettuate nella Grande Distribuzione Organizzata (dati di GFK-Eurisko) con in media 3 sacchetti a spesa, per un totale di 417 sacchetti annui che, rapportati al costo medio di 2 cent. A sacchetto, ogni famiglia, all’anno, avrà un costo che oscillerà tra i 4,17€ e i 12,51€ (oscillazione data dall’altrettanta variazione di prezzo dei famigerati sacchetti che va da un minimo di 1cent. a un massimo di 3cent.).
Insomma, una polemica che ha un costo inferiore, in fin dei conti, ad un pacchetto di sigarette eppure gli indignati continuano a sollevare ribellioni, mettendo in archivio le indignazioni del 2017, preparando, probabilmente, il nuovo scaffale in cui catalogare i tanti e futuri rigurgiti polemici dell’anno in corso,
E se i 2 centesimi per il biodegradabile fossero ancora un problema, allora un restyling dei supermercati diventerebbe d’obbligo: tappezzare le pareti dei reparti dei surgelati e della frutta con immagini di tartarughe soffocate dai rifiuti e di intere coste sommerse dai mille putridi colori dei sacchetti di plastica, gli stessi che hanno trasportato regali e indifferenza nel corso di questi anni.
E se ancora nulla bastasse, allora sì che i sacchetti biodegradabili serviranno: per imbustare la spazzatura generata dalla nostra bocca e dalla nostra tastiera, pronta per essere incenerita assieme alle tante confezioni di smartphone di ultima generazione in mano a chi, oggi, si ribella per quei 2 cent. in più nel comprare la frutta di stagione.
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