Ottimismo! Ottimismo! Ottimismo!

È ovvio che l’ottimismo c’è, ma mi chiedo se, dopo tutto quello che abbiamo passato, si possa ancora andare avanti a suon di slogan.

Dice bene Roberto Napoletano, su Il Sole 24 Ore: bisogna che si facciano le riforme, quelle economiche, quelle urgenti. La riforma costituzionale poteva essere un ottimo “punto 2” sull’agenda del Governo (e di conseguenza del Parlamento), come dico da un po’ di giorni.
Job Act e Justice Act (per mantenere lo stile di Renzi), sono due piani importanti che andrebbero sviluppati subito, visto che siamo già in ritardo.

Come afferma Napoletano (e non solo), senza un piano del lavoro e una riforma della giustizia civile e amministrativa, poco possiamo fare per far riprendere il PIL del nostro Paese.
Gli investimenti non si faranno vivi se prima non diamo un chiaro e forte schiaffone alla burocrazia, alla lentezza dei processi (per non parlare di tutte le scartoffie che generano) e a tutto ciò che negativamente ha reso l’Italia diversa da altri Paesi europei. Ricordo a tutti che la corruzione in Italia esiste, più di quel che si possa pensare.

Dobbiamo decidere che tipo di Italia dobbiamo essere. Un’Italia meno italiana e più europea (nello stile), oppure un’Italia più italiana, stile anni ’70.

Perció, l’ottimismo non è una cosa negativa, anzi, ma dobbiamo ricordarci che, per camminare, i piedi devono essere piantati per terra.

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