Avvitato su se stesso, lontano dai problemi della gente. Il dibattito interno nel PD, in queste ore, è focalizzato su regole, tesseramenti e vittorie locali a suon di tessere e colpi di coda. “Sono più bello io. No, sono più bello io.” in sintesi, il congresso del PD. Ovviamente non vale per tutti.
Anche se con ritardo, vorrei lasciare il mio commento al dibattito di ieri pomeriggio su SkyTG24, sul congresso del PD. Di quello che si è detto, ma soprattutto di quello che non si è detto.
Mezz’ora di diatribe. In quella mezz’ora il PD si stava dimostrando di essere quello che è sempre stato, suo malgrado, nostro malgrado: l’esasperazione di se stesso.
Mezz’ora di trasmissione, mezz’ora di battibecchi, neanche una discussione su tematiche importanti, come quella sul PSE (per altro oggi ho cercato di chiederlo a Renzi tramite il #matteorisponde, senza risultato). Tema centrale quello Europeo che, secondo Gad Lerner (sostenitore di Cuperlo), è surreale per come si sta ponendo nel dibattito interno. Importante, sarebbe stato, parlare, oltre che dell’Europa, anche di lavoro, ambiente, istruzione e nuove tecnologie. Sembrava di vedere una fossa di gattopardi, anziché di leoni inferociti e pronti a tutto pur di difendere le proprie idee.
Mi meraviglio di questo, mi meraviglio di meravigliarmi. Forse sono io che sbaglio, forse sono io che intendo questo congresso non un semplice momento di passaggio di consegne (fasullo, dove subito dopo continuerà la fitta rete di interessi e di giochi del potere), ma un momento di rifondazione culturale e politica del partito. Come puoi rifondare il partito se l’unico argomento, nel 98% dei casi, è solo “regole, tesseramento, siamo più belli noi di voi, ecc”.
Mi dispiace per Nico Stumpo, Chiara Geloni e Simona Bonafé, ma hanno messo in scena un siparietto da capogiro. L’unica, e dico l’unica, che ha dimostrato di essere concentrata sulle tematiche politiche è stata Elly Schlein. Sia chiaro che non lo dico perchè appoggia Pippo Civati.
Tornando sull’adesione o meno del PD al Partito Socialista Europeo, mi permetto di fare questa piccolissima comparazione di intenti dello stesso PD in due ambiti: uno nazionale e l’altro europeo.
Sul piano nazionale, il PD ha sempre definito la sua posizione come garante del bipolarismo e Renzi ne ha ripetuto più volte il concetto.
Sul piano europeo, lo stesso partito ha aderito al gruppo dei Socialisti & Democratici (un progetto pressappoco fine a se stesso), una via di mezzo, diciamo che non è ne carne e ne pesce.
All’interno del Parlamento Europeo, il bipolarismo è minato da gravi risultati in altri Paesi europei, dove gli estremismi dilagano: il PD deve essere difensore del bipolarismo (PSE-PPE) ed essere coerente (fra le tante cose) con il suo progetto politico naturale, sin dalle Europee del 2014.
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