C’è un libro, La Fondazione. Di Raffaello Baldini. Ecco. Questo libro, c’ho messo un secolo a trovarlo. Non si trovava da nessuna parte. E come faccio? Dove lo trovo? Cerca su internet, ma niente. Cerca nelle librerie, ma niente. Cerca nei mercatini, ma niente. Non si trova.

La fortuna di avere una compagna librovora, nel senso che i libri se li mangia proprio, più delle verdure senza dubbio, mi ha aiutato. Grazie a lei sono riuscito a trovarlo. Il libro. L’ho ricevuto e l’ho letto subito. Non c’era tempo da perdere, dopo tutto quello che avevo speso nel cercarlo. Che facevo? Lo tenevo sul comodino? Peggio, nella libreria? No. E poi è piccolino. Che ci vuole.
Ecco, il libro è un’opera teatrale. Un monologo. Un flusso di coscienza di un uomo romagnolo che si trova a ragionare sulla vita e sulla morte, su ciò che c’è ora e ciò che rimane quando non si è più su questa terra. Ecco, io, le domande su ciò che è e ciò che resterà me le pongo. Anche adesso che c’ho 30 anni. 31, per l’esattezza. Quasi 32, per essere onesti. Mancano pochi mesi. Se Dio vuole.
L’uomo, il protagonista, ha tratti di follia (chi non li ha?) e raccoglie oggetti, di qualunque tipo, ovunque. Casa sua è un deposito di cose. Cose che sono state raccolte con minuziosità. Con scientificità. Per riconoscere loro un valore, più di quello che viene riconosciuto con il loro uso quotidiano. E cosa succederà a queste cose, quando il suo collezionista/curatore non ci sarà più e magari si sarà reincarnato in una mosca o in una tigre? Tutto buttato. Eh no! Come si permettono a buttar via gli sforzi di una vita? Eh, no! Oh! Non scherziamo!
Ecco. Il protagonista decide che, forse, è il caso di metter su una fondazione. A questo punto. Una fondazione che raccolga tutto ciò che è stato raccolto a suo tempo e lo preservi e che conservi la testimonianza della vita del suo donatore. Che lo faccia vivere dopo la sua vita.
Raffaello Baldini (Sant’Arcangelo di Romagna, 24 novembre 1924 – Milano, 28 marzo 2005), che ho conosciuto grazie all’ultimo libro di Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo (Mondadori, 2024), è stato un poeta e uno scrittore. Ecco. Baldini, tra le altre cose, ha scritto opere teatrali anche grazie alla spinta di Ivano Marescotti (Bagnacavallo, 4 febbraio 1946 – Ravenna, 26 marzo 2023). Marescotti, romagnolo anche lui, che la Fondazione l’ha portata a teatro.