Welcome to the United States of Europe

Gli Stati Uniti d’Europa sono il prossimo e necessario step che l’Unione Europea e le sue istituzioni dovranno affrontare se non vogliono soccombere agli estremismi che dilagano in tutto il Continente.

Assistendo, oggi, ad un convegno sulle cariche professionali europee, mi è subito balzata in mente la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa, o meglio dire, in qualcosa.

Non c’è mai tempo di annoiarsi, questo è anche vero, le vicende politiche ci insegnano che ad intrattenere la gente, si è bravi in molti, peccato che a governarla sono Pollice, Indice, Medio, Anulare e Mignolo (essenzialmente, si possono contare sulla punta delle dita di una mano).

L’intrattenimento, però, è scarno di contenuti, o pieno di tessere vaganti, fate voi, certo è che di Europa ne stiamo parlando poco o niente.

Non parlo solo del PD, sia ben chiaro, ma è la politica in generale che è ancora ferma ai bisticci interni: tra un congresso a colpi di tessere e falchi, colombe, pitonesse, lealisti, alfaniani, biancaneve e i sette nani si scontrano tra loro per difendere un giaguaro ormai agonizzante e minacciano il governo se dovessero sparargli il colpo di grazia tra qualche giorno.

L’Europa, in tutto questo, continua a correre, senza o con l’Italia, le Elezioni Europee si avvicinano (Maggio 2014) e ancora tutto tace.
Europeisti della prima ed ultim’ora affrancano il fenomeno estermistico che potrebbe presentarsi alle porte di Strasburgo come “folkloristico” e “normale”, ma soprattutto “fenomeno di cui non preoccuparsi” perché tutto sommato “è chiaro che i partiti che contano sono il PPE e il PSE”. È un po’ lo stesso discorso dell’indifferenza che portò il Fascismo, in Italia, a diffondersi a macchia d’olio, a suon di violenza, ma anche a suon di persuasione.

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L’indifferenza delle Istituzioni Europee, dinanzi al dilagare degli estermismi nei principali paesi europei è allarmante, oltre che disarmante per chi nel progetto europeo ci crede e immagina un futuro più concreto per l’Unione Europea, arrivando finalmente agli Stati Uniti d’Europa, dove vengono assegnate a Bruxelles determinate funzioni di controllo e gestione di politiche vitali per lo sviluppo equo di ogni parte d’Europa, come ad esempio l’istruzione, l’università, l’economia e il commercio. Tutto, senza perdere governabilità, ma coadiuvando azioni di governo centrali (nelle sedi europee) con quelle periferiche (nelle sedi statali).

Potrebbe esserci un cambio di rotta per la Commissione Europea: Martin Schulz, attuale Presidente del Parlamento Europeo, tedesco dell’SPD e figura di maggiore spicco nel Partito Socialista Europeo, ha annunciato la sua corsa alla Presidenza della Commissione Europea, lo scorso 3 novembre. Una commissione politica, diversa da quella che in questi anni ha padroneggiato la scena europea, potrà essere un fattore di miglioramento e di cambiamento delle politiche europee e di sviluppo dello stesso progetto europeo, in quanto istituzione?

Non perdiamo la bussola e continuiamo a parlarne, io inizio da oggi.

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