Tassiamo le case, non il lavoro (Filippo Taddei)

Filippo Taddei, ieri, ha scritto sull’Espresso un interessante documento, con il quale spiega quale sia in realtà il vero modo di tassare il Paese, dando uno sguardo al patrimonio, più che al lavoro.

Esistono in questo Paese 32 milioni di abitazioni residenziali con 20 milioni di pertinenze. Se chiedessimo un contributo medio di 40 euro al mese per ognuna delle abitazioni di questo Paese, avremmo le risorse per tagliare le imposte sul reddito a tutti i contribuenti. Facciamo qualche esempio. Con questa riforma fiscale, una famiglia italiana in cui entrambi i coniugi lavorano e proprietaria di un’abitazione media (114 mq e circa 200 mila euro di valore secondo l’Agenzia del Territorio) pagherebbe una tassa immobiliare di 480 euro e riceverebbe un sostegno al reddito da lavoro per 1.100 euro, cioè un trasferimento netto di più di 600 euro all’anno. Un pensionato con la “minima” e proprietario dell’abitazione dove vive riceverebbe un sostegno al reddito per qualche centinaio di euro, a seconda del valore della sua abitazione.

Questa riforma si presta a una dettagliata modulazione che tenga conto del valore dell’abitazione, del numero di abitazioni possedute e del fatto che siano o meno messe in locazione. Ma oltre i dettagli c’è un’osservazione centrale: in un Paese fermo non possiamo aspettare ancora di scegliere di stare dalla parte di lavoratori e imprese che, contro tutto ma nell’interesse di tutti, lavorano ogni giorno per rimetterci in moto.

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