Un sultano, un signorotto e un terzo polo

C’era una volta un paese, non molto lontano, dove, da un po’ di tempo, un signorotto e i suoi secondini avevano messo su un partito politico che, i primi tempi era alleato con il sultano, uomo potente, ricco e impantanato in questioni giudiziarie, a causa della sua esportazione illecita di donne in Russia e per aver corrotto testimoni, per depistare le indagini e deviare una sua condanna.

Tira e molla, tira e molla, il signorotto va su tutte le furie e decide di strappare l’accordo tra lui e il sultano, perchè “troppo immorale”, diceva.

Passa il tempo e questo signorotto s’invaghisce e candida al parlamento il discendente della vecchia casa reale – il re era stato esiliato da quel paese dopo un referendum tra monarchia o sultanato e, com’era scontato, vinse il sultanato, ma questa è un’altra storia.

Tornando al signorotto, sulle dichiarazioni che lasciava in televisione e sui giornali, parlava di un certo “centro”, “grande centro” o addirittura “terzo polo”, in contrasto con l’ala conservatrice, con a capo il suo vecchio alleato, il sultano e, senza mancanza di colpi, contro l’ala riformista e progressista del paese, con a capo un gruppo di persone – tra cui un mite personaggio in compagnia del suo sigaro e un giovanotto, un abile comunicatore, sempre tra la gente, che abitava nella zona centrale della sua città, difronte al mercato.

Questo signorotto vede uno spiraglio quando, inaspettatamente, il delfino del sultano – un uomo con un passato estremista, pieno di inneggianti ricordi al regime totalitario che, occupò 20 anni della storia della sua terra, decise di allontanarsi, anche lui, dal sultano, ormai più preoccupato a salvare ragazze invece di pensare alla politica del suo sultanato.

Il signorotto e il delfino abbandonato decidono di mettersi insieme e di creare questo benedetto “terzo polo”, assieme a loro si avvicina un impotente uomo con una margherita all’occhiello e le api che cercavano di accaparrarsi il nettare di quel fiore, senza riuscirci.

Il signorotto, tuttavia, ha il suo partito un po’ in contraddizione con se stesso perchè, in tutto il paese, era diviso tra alleanze con l’ala progressista e altre con l’ala conservatrice, e in alcune parti, come ad esempio nel paese dell’abile comunicatore, era solo soletto.

Il “terzo polo” o “grande centro” fate voi, col passare del tempo, diventa un agglomerato di delusi sia dell’ala conservatrice, che dell’ala progressista. Delusi si, ma non del proprio carattere, tant’è che per il progetto del signorotto si prospettano tempi difficili ed incerti.

Dopo il gran polverone, sempre a causa del suo progetto, il signorotto ci ripensa e getta un osso al sultano, per fare pace e cercare di portare avanti la politica del sultanato insieme. Durante questo trambusto, il sultano non perde tempo e, tra una concubina e un’altra, progetta anche lui un nuovo partito che l’appoggiasse nel prossimo scontro politico ormai alle porte – secondo il suo consigliere del nord. Questo partito nuovo, si chiamava come il sultanato e da quel giorno, per essere parte integrante degli elenchi dei sostenitori, bastava essere in possesso della carta di cittadinanza, niente tessere, niente moduli da compilare, bastava il certificato di nascita nel sultanato.

Lo stesso anno, si festeggiava l’aniversario dell’unità del sultanato, mentre un amico intimo del sultano, da tempo impazzito, minacciava di staccare dal territorio del sultanato la sua città natia. Ma questa è un’altra storia…

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