Da quanto tempo non si costruiscono termovalorizzatori nel nord europa? 9 anni e più, ma in Italia questo non basta per capire che bruciare i rifiuti è un’operazione ormai sciolta come gli stessi imballaggi di RSU finiti in quei maledetti forni. In Europa, in base ad una stima del 2002, ci sono ben 354 impianti di termovalorizzazione, detto anche incenerimento, in 18 Paesi. Di questi 354 siti di smaltimento, una grossa percentuale sono in chiusura, perchè i governi del nord Europa, hanno avviato una politica di riciclaggio, così ben organizzata, che hanno ridotto la produzione di rifiuti solidi urbani, comunemente chiamati rifiuti di raccolta indifferenziata, di ben 50%, come la Germania. Nello stato economicamente più potente d’Europa, gli inceneritori interessano solo il 20% dello smaltimento dei rifiuti, il resto tutto riciclo. In Olanda, sono 11 impianti a funzionare (dati 2002) e ben 4412000 t/anno a finire in fumo, dati che però non significano nulla in confronto a quanto lo stesso Paese Nord-Europeo sta avviando nel proprio territorio, una politica ecosostenibile, propensa all’incremento del riciclaggio, anche con degli incentivi, come cauzioni e riconsegna presso i centri commerciali delle bottiglie di plastica e di vetro, riutilizzabili per il latte e per l’acqua. In Italia, questo sistema di usa-e-riusa c’era, un esempio era l’acqua Gaudianello, con le sue inconfondibili bottiglie verdi in casse gialle, piene di acqua fresca che, una volta finita, aveva come risultato ben 6 bottiglie (in media) di vetro a famiglia da riconsegnare all’azienda imbottigliatrice. In Italia sono ben 51 (dati 2002) gli inceneritori presenti nel territorio nazionale (vedi img). In Puglia ce ne sono diverse di queste zone, tra cui una a Modugno ed 2 a Taranto. Di queste tre, quella di Modugno rimane ferma da anni, dopo essere stata sequestrata, in mancanza di documenti di permesso e anche per l’incompatibilità socio-sanitaria che questo impianto aveva.
Stessa storia a Massafra (sotto-sequestro) e a Statte (non funzionante). Una vittoria per i cittadini pugliesi. Ma guardiamo più attentamente la questione “inceneritore”: In Puglia, dopo quella battaglia a suon di esposti e di inchieste, nel Sud-Est barese la grave mancanza di affidabilità e di capacità di gestione amministrativa ha portato alla chiusura della discarica Martucci a Conversano. Guai estesi anche ai comuni limitrofi, “clienti” di quel sito di “sosta” dei rifiuti. Una discarica chiusa in primo luogo dal TAR della Puglia, poi riaperta del Consiglio di Stato. Un problema messo in stand-by dopo il ricorso del CdS, ma cosa accadrà quando quella discarica sarà piena fino all’orlo, per l’ennesima volta? C’è già chi pensa ad un inceneritore per, come si suol dire, “tagliare la testa al toro”, incurante del grave rischio ambientale e della salute dei cittadini. L’attuale politica crede che sia efficiente un servizio di smaltimento tramite combustione, ma si dimentica di diversi aspetti tecnici. Un comune inceneritore, brucia all’incirca 50000 t/anno di rifiuti e ad ogni tonnellata bisogna, inevitabilmente, associare ben 300Kg di ceneri solide che contengono tra i diversi scarti anche delle nanoparticelle o chiamate anche PM 2 o PM 0,1. Cosa sono queste nanoparticelle: i rifiuti, quando vengono bruciati, si decompongono e diversi elementi rimangono nel fondo del forno, altre volano per le cappe dei termovalorizzatori, riuscendo ad oltrepassare anche i filtri. Il numero 2 o 0,1 presenti dopo la sigla PM, indicano lo spessore delle particelle e quindi ad esempio, i PM 2,5 (nanoparticelle prodotte dai tubi di scappamento delle auto a diesel) sono 1/4 dei PM10 (nanoparticelle già di per se microscopiche e pericolose). Tanto più piccole sono e tanto più facile è la probabilità che vadano a depositarsi nei bronchi, causando infiammazioni, problemi all’apparato respiratorio e nei peggiori casi, veri e propri cancri o malformazioni fetali(vedi figura) a causa della presenza di microparticelle all’interno dello sperma. Basti pensare che, dopo soli 60 secondi, queste microparticelle entrano nel sangue (vedi foto) e in 60 minuti vengono trasportate nel resto del corpo.
La risposta quindi al problema rifiuti, nel XI secolo ci dovrebbe far riflettere sulla “questione riciclo“, in quanto basti pensare all’enorme costo per la costruzione di un inceneritore in media di 120 milioni di euro, tutto al variare della grandezza dell’impianto, ma sempre di milioni parliamo. I soldi da spendere per la costruzione e il mantenimento della centrale a CdR (combustibili da rifiuti), potrebbe benissimo essere investiti nel costruire in ogni centro urbano, un sistema di raccolta differenziata tale, da poter contenere la produzione di RSU e quindi quantitativamente aumentare la produzione di raccolta differenziata, partendo dai luoghi pubblici. Come avviare questo processo? Semplice: predisporre più bidoni della raccolta differenziata in centro e nella periferia e progettare ed attuare la raccolta differenziata “porta a porta”, inserendo all’interno dei portoni dei condomini bidoncini, per venire in aiuto di chi non può girarsi il paese alla ricerca di un bidone della carta, o dell’alluminio, o della plastica, ecc. Parlando di contenitori all’interno dei condomini, lasciatemi dire che non sono un problema, in quanto non hanno nessun problema di odore, in quanto l’organico va messo in altri contenitori (all’aperto).
PS: Ah! Sapevate che da 800 lattine (numero prodotto in media da una scuola di 600 ragazzi in un mese e mezzo circa) si può ricavare una bellissima bicicletta? Reciclare per credere!
Rispondi